Quarta d’autore N° 1

 

 

Con l’uscita di oggi diamo inizio alla serie di “quarte d’autore”, che si propone di seguire, libro per libro, tutta l’opera di Landolfi, dall’esordio del Dialogo dei massimi sistemi (1937) fino all’ultima raccolta di elzeviri, Del meno (1978). Abbiamo chiesto a critici, scrittori, studiosi appassionati dell’autore di scrivere una breve presentazione, una quarta di copertina, del loro libro landolfiano favorito. Un modo di ripercorre con uno sguardo attuale le tappe di una produzione lunga più di quarant’anni, e di produrre una sorta di invito corale alla lettura di tutto Landolfi, ormai quasi interamente disponibile nelle ristampe Adelphi.
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La casa editrice Coconino Press ha pubblicato l’adattamento a fumetti del racconto del 1939 di Tommaso Landolfi Il mar delle blatte a opera di Filippo Scòzzari, pubblicato in origini a puntate sulla rivista “Frigidaire” nel 1983 e qui per la prima volta proposto in volume. L’adattamento è arricchito da un’introduzione di Scòzzari (Un fiume di blatte) in cui ricostruisce il suo incontro con l’opera di Landolfi e con Il mar delle blatte (“Mi stangò alle prime righe e non mi mollò più: era stato scritto per me, pensando a me, invocando me”) e dalla postfazione di Landolfo Landolfi (La cultura pop e Tommaso Landolfi). Pubblichiamo qui di seguito alcune tavole ringraziando l’autore e l’editore. Sul sito della casa editrice è possibile acquistare il libro: https://www.coconinopress.it/prodotto/il-mar-delle-blatte/
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Pubblichiamo il racconto di Davide Ruffini Fratelli maggiori, apparso nell’Almanacco Quodlibet 2019 curato da Ermanno Cavazzoni, che ha per protagonista Tommaso Landolfi. Ringraziamo l’autore e l’editore per la gentile concessione.

 

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È ormai da qualche anno che ho aperto una palestra per scrivani nel cuore del mio paese, in un capannone abbandonato davanti casa mia… sapete com’è: in provincia non succede mai niente. Si diventa innovativi.

Si chiama così, palestra per scrivani, perché a me e agli altri abbonati che vengono piacerebbe imparare a scrivere sotto la dettatura di qualche satanasso che ci illudiamo alberghi dentro di noi; alla fine, però, dispiace dirlo, ma non scriviamo molto, delle volte facciamo delle riunioni che non scriviamo nemmeno un rigo o perché aspetta aspetta nessuno ci viene a dettare niente o perché quelle rare volte che un satanasso si decide a farsi vivo davvero e scampanella per richiamare la nostra attenzione, spesso gli rispondiamo picche, prendiamo la scusa che abbiamo da fare, che ritorni più tardi, o non gli rispondiamo proprio, preferendo continuare a passare le riunioni a fumare e a tirar di briscola o ramino. Di fatto, come ha detto un brav’omo che è venuto qualche settimana e poi non si è fatto vedere più, dopo un po’ di tempo, qui, nella palestra per scrivani, più che a imparare a scrivere, si disimpara… perfino a leggere. E non c’è da protestare più che tanto: non manca chi tra di noi già dal secondo mese di frequentazione ha iniziato a scordare finanche l’alfabeto – ma non illudetevi nemmeno voi sul valore della palestra: quelli sono proprio i più dotati; gli altri al massimo dimenticano i già tanto scivolosi nomi di moglie e figli. E tirano avanti lo stesso.

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Lo scrittore e giornalista Giovanni Arpino (1927-1987) tra il 1964 e il 1965 tenne una rubrica sul settimanale “Tempo”, i cui articoli vengono adesso raccolti per la prima volta in volume dall’editore minimum fax, che sta ristampando l’opera di un autore importante e dimenticato, con il titolo Lettere scontrose. 52 lettere e una risposta. Tra i destinatari di queste missive, «gradite e sgradite», ci sono gli uomini e le donne più importanti di quegli anni, da Dario Fo a Ugo La Malfa, da Virna Lisi ai Beatles a Totò (l’unico che gli rispose). Non sono però solo lettere scontrose, in alcuni casi sono piene di ammirazione, come quella a Tommaso Landolfi a cui si rivolge in questi termini: «posso indirizzarla solo a lei, che è tra i pochi a lavorare senza rete nel circo equestre delle lettere nostrane». La riproduciamo qui di seguito ringraziando l’editore minimum fax per la gentile concessione.

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Pubblichiamo qui il testo “Tommasino” di Romano Bilenchi, un ricordo Tommaso Landolfi uscito in R. Bilenchi, Le parole della memoria. Interviste 1951-1989, Fiesole, Cadmo 1995 e ringraziamo l’erede Laura Mori e l’editore Cadmo per la gentile concessione. Il testo è introdotto da un breve saggio del poeta e critico letterario Paolo Maccari.

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Il testo che segue è apparso in volume nel 1996, all’interno di Le parole della memoria (Fiesole, Cadmo, pp. 204-207) dove Luca Baranelli aveva riunito una scelta delle interviste concesse da Bilenchi nell’arco di quarant’anni. Nell’introduzione, Romano Luperini notava giustamente che Tommasino “starebbe benissimo in Amici” (p. 9), il libro di ritratti narrativi che Bilenchi aveva stampato una prima volta nel 1976 senza poi smettere di integrarlo con nuovi pezzi fino alla morte. Nel suo singolare statuto spurio, tra intervista e racconto a quattro mani, il ricordo di Landolfi compone qualcosa come un apocrifo di Amici.

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