Call for papers «Diario perpetuo» (2025)
Landolfi e la critica
Il nuovo numero di «Diario perpetuo» si propone di indagare i rapporti di Landolfi con la critica, nelle sue varie declinazioni. Da un lato la ricezione e la fortuna dell’opera landolfiana nei vari “tempi” del Novecento e del secolo presente: dalle prime caratterizzazioni come «scrittore d’ingegno» alle letture più o meno consentanee che si sono succedute nei decenni, con l’avvicendarsi dei contesti e delle scuole letterarie. Nel corso di questa vicenda Landolfi ha finito per restare in qualche modo sulla soglia del canone maggiore, vuoi per caratteri intrinseci alla sua opera (elitarismo, renitenza alla comunicazione diretta), vuoi per spigolosità personali, vuoi per l’assenza di un critico mallevadore in grado di fare per Landolfi ciò che Contini ha fatto per Gadda, ossia “inventarne” una centralità pur in presenza di elementi irregolari e di uno stile fuori norma. Il fatto che il principale e più fedele sponsor di Landolfi sia stato un critico come Carlo Bo, la cui autorevolezza e persuasività sono andate calando nel secondo Novecento, ha influito senza dubbio sulle sue fortune e ha contribuito a collocarlo entro un orizzonte post-ermetico percepito come attardato nel clima avanguardistico degli anni Sessanta e Settanta. Il recupero in chiave borgesiana-postmoderna operato da Calvino con Le migliori pagine (1982) e relativa postfazione (L’esattezza e il caso), sebbene in parte artificiale, ha contribuito a riportare Landolfi all’attenzione della critica e – successivamente, dopo il passaggio al catalogo Adelphi – dei lettori, rinnovando un interesse che appare quantitativamente notevole negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso.