Landolfiana, 45 monotipie di Iker Spozio

 

All’attenzione degli appassionati di Landolfi e dei sostenitori del suo Centro Studi, si offrono in visione 15 delle 45 monotipie realizzate dall’artista italo-basco Iker Spozio in omaggio al grande scrittore di Pico, più un ritratto di Landolfi eseguito dallo stesso Spozio a carboncino. 

 
 

Iker Spozio nasce a Luino, sul Lago Maggiore, nel 1972 e trascorre l’infanzia a Musadino, nella casa avita  – una casa non troppo dissimile da quella tante volte descritta da Landolfi nei suoi scritti.
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Nell’articolo qui proposto (estratto dal volume Da poeta a poeta. Del tradurre la poesia. Atti del convegno, Lecce, 20-22 ottobre 2005, a cura di A. Romanovic, G. Politi, pp. 245-63) Marco Sabbatini, ricercatore in Slavistica presso l’Università degli Studi di Macerata, indaga sulla struttura e sul complesso significato di uno dei componimenti più noti di Fëdor Tjutčev, Silentium!, concentrandosi in particolare sulla traduzione del 1964 a opera di Tommaso Landolfi.
 

 

Traducere et dicere… Silentium! di Fëdor Tjutčev. Note sull’analisi metrico-linguistica e sulla versione di T. Landolfi

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Recensione a Paolo Zublena, “La lingua-pelle di Tommaso Landolfi”

 

Di seguito si propone la recensione al libro di Paolo Zublena, La lingua-pelle di Tommaso Landolfi (Firenze, Le Lettere, 2013, pp. 125), scritta da Daniele Visentini e apparsa su «La rassegna della letteratura italiana», CXVIII, 1, gennaio-giugno 2014, pp. 345-46.
 
 

 
La lingua, sfinge che incanta l’intera opera narrativa landolfiana, palese chimera inseguita durante la stesura dei diari, è soggetto fondamentale alla decifrazione del “personaggio” e dell’uomo Landolfi. Non solo e non tanto la lingua in falsetto, artata, manierata, e come tale studiata nel cavo di ogni sua piega allo scopo di realizzare una prosa unica per accuratezza e complessità di vocabolario, bensì una lingua più concretamente falsa; una lingua «falsamente classicheggiante, falsamente nervosa, falsamente sostenuta, falsamente abbandonata»: falsa in tutti i sensi, dunque falsa per vocazione (LA BIERE DU PECHEUR, in Opere I (1937-1959), a c. di Idolina Landolfi, Milano, Rizzoli, 1991, p. 650). Dove all’aggettivo in questione non si fornisse un mero significato negativo – che d’altronde testimonia lo sfumare del dilemma in tragedia, posto che alla scrittura, come alla vita, un’armonizzazione tra forma e contenuto non possa imporsi –, si scoprirebbe però, all’origine della falsità, la finzione. E, infine, se il risvolto esterno della poiesis, della creazione, coincide necessariamente con la finzione, va da sé che la falsità della scrittura è prigione da cui non si evade, e che anzi costituisce sì un limite all’espansione dello spirito poetico, ma come un’entità che nel contempo preserva e incarcera.
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Da “Gli anelli di Saturno”, di Alessandro Gaudio

 

 
Gli scritti pubblicati di seguito sono estratti dall’agenda di filosofia della letteratura redatta settimanalmente da Alessandro Gaudio per l’«Eco dei monti» (storica testata fondata a Nicosia, in Sicilia, nel 1905), che ha per titolo Gli anelli di Saturno. Il progetto complessivo, come scrive l’autore, «prevede di ricostruire un percorso all’interno della cultura del Novecento che, attraverso sintetici riferimenti alla letteratura, alla filosofia, alla psicanalisi, alla storia dell’arte e alla fotografia, discuta alcune delle questioni essenziali sulle quali si è interrogata la civiltà capitalistica durante il secolo scorso. Le problematiche sottolineate da Landolfi si uniscono a quelle sollevate da Musil, Trakl, Wittgenstein, Bernhard, Sebald, Volponi, Morselli e altri, formando un sistema di rimandi che, spesso dialetticamente, consente di considerare, da punti di vista inediti, la complessità della cultura moderna».
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Achmatova e Landolfi, 1932

 di GIOVANNI MACCARI
 

 
Il testo che segue è la rielaborazione dell’intervento pronunciato al Convegno Anna Achmatova nello spazio della letteratura mondiale, svoltosi a San Pietroburgo presso il Museo Achmatova alla «Casa della Fontana» il 22-24 giugno 2014, nell’ambito delle celebrazioni per il 125 anniversario della nascita della poetessa. La circostanza e l’argomento dell’incontro giustificano l’orientamento tematico del saggio, più centrato sulla figura di Achmatova che non su quella di Landolfi.
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