Due numeri digitalizzati del “Bollettino del Centro Studi Landolfiani”

 

 
Dal 1996 al 2007 il Centro Studi Landolfiani di Siena, fondato e diretto da Idolina Landolfi, pubblicò undici bollettini ospitanti contributi critici originali sull’opera di Tommaso Landolfi. Alcuni dei contributi lì presenti non sono stati ristampati altrove; quest’ultima ragione, in particolare, ci ha indotto a digitalizzarne progressivamente i contenuti per metterli a disposizione dei nostri utenti.

Qui, in alto a destra, si trova in formato .pdf il n. II del “Bollettino”.
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Di seguito si propone l’articolo landolfiano di Niccolò Galmarini, critico e traduttore, recentemente insignito del Premio Raduga per le traduzioni letterarie dal russo.
 

Tommaso Landolfi rappresenta un vero unicum, nonché una delle figure più interessanti e complesse del Novecento letterario italiano. A contribuire all’assoluta originalità di Landolfi hanno senza dubbio concorso la sua formazione da slavista e il rapporto con le lettere russe, che lo accompagnarono per tutta la vita, dagli anni fiorentini alla maturità, quando l’attività di traduzione, seppur guardata con insofferenza, fu il suo principale mezzo di sostentamento, oltre a costituire uno dei campi in cui la grandezza di Landolfi si manifestò con maggior fulgore. Nella sua opera scrittura “originale” e scrittura “tradotta” appaiono in costante dialogo e possono essere considerate e studiate in quanto espressioni di una comune sensibilità letteraria; lo dimostrano non solo le scelte traduttive operate da Landolfi, ma anche i molteplici parallelismi fra i testi da lui tradotti e la sua produzione originale in italiano, spesso segnati da contiguità cronologica (1). Di fatto, pur nel rispetto del criterio filologico e della specificità dell’opera di ciascun autore, la traduzione è sempre stata per Landolfi parte integrante del processo creativo.
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“L’incantesimo di Landolfi”, di Roberto Barzanti

 

 
Incasellarlo in uno dei filoni letterari accreditati del Novecento italiano non è mai stato agevole: Tommaso Landolfi (1908-1979) è un caso insolubile. Periodi di dimenticanza si sono alternati a improvvise riscoperte, e delle definizioni coniate nessuna convince appieno. Surrealista è – e come! – ma la propensione per  frammenti di un “diario perpetuo”, condito di gelido distacco e elegante nihilismo, imprimono a tante sue pagine un sigillo di sofferta esperienza. Per non dire del funambolico e teatrale registro linguistico, che fonde aulicità e vernacolo, sublime e sprezzature: un Gadda modernista, si direbbe, in veste déco. Tra le etichette da trascrivere quella di Luigi Baldacci: «il più grande scrittore in negativo del ’900». I suoi titoli son ripresi  a circolare grazie a Adelphi e alle caparbie cure di Idolina Landolfi, la figlia primogenita che ha coltivato per il padre un tenace culto, non solo filologico. Addolora ch’ella, stroncata nel 2008 da una malattia crudele sulla soglia dei cinquant’anni, non possa sfogliare i due volumoni che aveva preparato con stupefacente meticolosità: «Il piccolo vascello solca i mari». Tommaso Landolfi e i suoi editori – Bibliografia degli scritti di e su Landolfi (1929-2006),(pp. 292 + 379, € 60, Cadmo, Firenze 2015). Idolina, lei stessa scrittrice, aveva fondato un Centro Studi dedicato al babbo i cui materiali – autografi esclusi – sono presso la Biblioteca umanistica dell’Ateneo senese a disposizione di chiunque intenda inoltrarsi in un affascinante labirinto.
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Estratto da un articolo di M. Farina (in «Italienisch» 73, 2015)

 
 
Di seguito si propone un estratto dall’articolo di Mariagrazia Farina, Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa». Hugo von Hofmannsthal tradotto dallo scrittore di Pico, pubblicato sul numero di maggio 2015 (n. 73) della rivista «Italienisch».
 

 
Le traduzioni hofmannsthaliane di Tommaso Landolfi, ad oggi quasi totalmente ignorate dalla critica, rappresentano testi di raro valore nel panorama delle traduzioni italiane di opere di lingua tedesca, sia perché contribuiscono alla diffusione degli scritti di un poeta difficile e quasi sconosciuto nell’Italia del Fascismo e del dopoguerra, sia perché nei loro esiti propongono un esempio particolarmente alto di quella «interpretazione riproduttiva» di cui si legge nelle moderne teorie ermeneutiche e della traduzione (1).
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Alcune recensioni a Idolina Landolfi, «Il piccolo vascello solca i mari». Bibliografia degli scritti di e su Landolfi

 
Di seguito si propone una raccolta di tre recensioni alla grande bio-bibliografia landolfiana (pubblicata qualche mese fa per i tipi della Cadmo: qui il link) scritte da altrettanti giovani studiosi di Landolfi: Raoul Bruni, Daniele Visentini e Paola Roccella.

 

 

TOMMASO LANDOLFI: UNA STORICA SFORTUNA EDITORIALE, DI RAOUL BRUNI
(in «Le parole e le cose», mar. 2015; vers. abbreviata e rimaneggiata già in «Alias/Il Manifesto»)

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